miércoles, 29 de septiembre de 2021

Un caffè con la scrittrice Joan Quinn


Intervista a Joan Quinn

 

Ciao Joan, sono Ceci, come stai? Buongiorno, la specialità della casa è il caffè, come vorresti berlo, da solo o accompagnato? O se preferisci un altro drink.

 

Joan: Ciao a te, Ceci, e grazie per l'invito. È un onore e un piacere essere qui, nel tuo salotto, per fare due chiacchiere. Un caffè bollente con un goccio di latte, va bene, grazie.

 

Grazie mille in anticipo per aver accettato questa breve intervista per Coffee & Books, è un onore per me farlo e per i lettori conoscere il tuo lavoro. Anche perché sei un autore che sta entrando nel mercato che parla in spagnolo. 

 

Mi auguro che i miei uomini riescano a catturare i vostri cuori.

 

1. Joan Quinn è uno pseudonimo, SI o NO perché?

 

Joan Quinn è uno pseudonimo. I motivi di questa scelta sono molteplici, ma il più importante è separare la vita "vera" da quella di autrice.

 

2. Com'è la tua vita quotidiana?

 

Faccio una vita "normale", un lavoro "normale" e sono moglie e madre. Ma ho sempre la testa tra le nuvole, penso di continuo alle mie storie e così, appena posso, corro dai miei uomini e racconto di loro.

 

3. Quanto tempo dedichi alla scrittura?

 

Purtroppo troppo poco. Di solito scrivo nelle ore pomeridiane, anche se il mio cellulare è pieno di appunti che butto giù nei posti più improbabili.

 

 

4. Parlaci un po' dei tuoi primi passi nella scrittura, come hai iniziato?

 

Tutto è nato in una sera di chiacchiere in chat con la mia amica del cuore nonché mia Editor, Caterina Maddalena, è stata lei che mi ha spinta a scrivere ed è la sola e unica che mette mano alle mie storie. Il prologo di That’s Me è nato per gioco, in una notte di insonnia, e da lì non mi sono più fermata.

 

5. Com'è il posto dove scrivi?

 

Scrivo sul tavolo del salotto oppure sul divano, in religioso silenzio, bevendo caffè e mangiando cioccolato.

 

6. Ha mai sofferto del cosiddetto blocco dello scrittore, in quale momento e con quale storia?

 

Più che blocco dello scrittore lo chiamerei “blocco da distrazione”. Scrivo di pancia e quindi capita spesso che i personaggi smettano di “parlarmi”, così mi distraggo e mi perdo in giro per il web. In questo momento ho una divergenza di idee con il nuovo personaggio, Nick Cane, il compagno di università di Jack Lewis, che parla poco e mi sta facendo impazzire.

 

7. Hai qualche rituale prima, durante o dopo la scrittura?

 

Nessun rituale, ma quando scrivo la parola “fine” piango per ore.

 

8. È stato difficile auto-pubblicarsi? Sì o No Perché?

 

Più che difficile, direi impegnativo. Passo ore sul pannello Amazon! 

 

9. Hai due libri tradotti in spagnolo, cosa ti ha spinta a entrare nel mercato di lingua spagnola?

 

La storia di Jack Lewis e Henry Jordan sono due storie d’amore erotiche, narrate in modo inusuale ed ho pensato che valeva la pena dar loro una chance anche all’estero. 

 

10. Perché scegliere titoli in inglese e non in spagnolo? 

 

La scelta dei titoli in inglese è stata dettata, per l’appunto, dal desiderio di pubblicare in più lingue e l’inglese è una lingua conosciuta in tutto il mondo. 

 

11. In termini di promozione delle sue storie, qual è stata la cosa più difficile che ha fatto? 

 

Bella domanda, a cui non so dare ancora una risposta. Farsi largo nel marcato estero non è facile, ci sono molte variabili da tener conto: a volte l’ironia di alcune battute tradotte non hanno lo stesso effetto con cui le hai scritte nella tua lingua madre e per questo motivo la storia potrebbe non essere “capita” sino in fondo. Inoltre, nella traduzione c’è il rischio che debbano essere cambiate frasi intere perché il nostro modo di dire non è lo stesso che in un altro paese. A tutto questo aggiungi il fatto che spiegare a qualche lettrice cosa volevi dire, rispetto a cosa hanno percepito, diventa una montagna insormontabile a causa della difficoltà di comunicazione. Comunque la cosa più difficile che ho fatto è stata la promozione su facebook, ci sono più linee guida lì che altrove.

 

12. Come sono nati That’s Me e About Us?

 

Jack Lewis è dentro la mia testa da trentacinque anni. Sin da ragazzina, tutte le volte che devo spronarmi a fare qualcosa la frase che uso è: forza Jack! Fino a un anno fa non me ne ero mai chiesta il motivo, ma poi ho dato modo a Jack di “parlare” ed è nato That’s Me. Henry Jordan è arrivato impetuoso, durante la stesura di That's me, e si è imposto così tanto che ho dovuto dargli uno spazio tutto suo e così sono arrivati About Us e i Moschettieri.

 

13. Qual è stata la scena più difficile che hai scritto in queste storie?

 

Dirti la scena più difficile che ho scritto significherebbe fare spoiler, diciamo che sia in That’s Me sia in About Us ho pianto in alcune scene molto emozionanti. Posso dirti però che la scena più difficile che ho scritto è stata alla fine di That’s Love: la novella di That’s Me e About Us, lasciarli andare è stato devastante per me.

 

14. Hai qualche aneddoto divertente o triste quando hai scritto a Jack o Henry?

 

Ho riso da matti per la scena in aeroporto in That’s Me. Mentre in About Us mi sono divertita in ufficio con Henry e Jenny. 

 

15. Hai mai avuto una recensione negativa (in una qualsiasi delle tue storie) che ti ha influenzato in qualche modo?

 

Recensioni negative ne ho avute tante, forse troppe, purtroppo si cerca sempre di sparare a zero sulle cose belle e il rispetto per l'essere umano ormai è pura utopia. Mentirei se dicessi che non mi hanno ferita, ma nessuna di esse mi ha influenzata in alcun modo perché i consensi superano di gran lunga i dissensi. 

 

16. In che modo i lettori hanno accolto Jack ed Henry?

 

Jack Lewis, per il suo modo schietto e onesto di porsi, rivolgendosi direttamente al lettore, sicuramente ha destabilizzato. Lui pensa, parla, agisce e si racconta senza filtri o giri di parole, quindi con lui non esistono vie di mezzo: o lo ami o lo odi.

Henry è stato accolto in maniera differente, forse per il doppio POV o perché Henry è così tenero e spudorato che è impossibile non amarlo sin dalle prime battute. Ma posso affermare con assoluta certezza che entrambi hanno lasciato il segno.

 

17. Le tue storie raccontano qualcosa della tua vita o esperienza, o è tutto preso dalla tua immaginazione?

 

C'è molto di me nelle mie storie, in fondo il titolo di Jack Lewis mi rappresenta: questa sono io!

 

18. Ti identifichi con un personaggio in qualcuna delle tue storie? E perché?

 

Jack per la sua megalomania, Jenny per la sua “pazzia”. 

 

19. Quanto tempo impieghi per scrivere un libro?

 

Dipende dalla storia, dal mood in cui mi trovo, da quello che i personaggi vogliono raccontare, ma solitamente tre mesi, più o meno.

 

20. Quali sono i tuoi progetti attuali? Avremo presto un libro in spagnolo?

 

Mi piacerebbe riuscire a tradurre l’ultimo che ho pubblicato: Make Me Whole. Ma prima di avventurarmi in un nuovo progetto, attendo di vedere come vengono accolti i Moschettieri sul mercato.  

 

21. Dove possono trovarti i lettori?

 

Come autrice sono presente su Instagram https://www.instagram.com/joanquinn2020/ 

 e Facebook https://www.facebook.com/Joan.Quinn19992

i miei romanzi invece sono disponibili su Amazon e in Kindleunlimited 

That’s Me: https://www.azonlinks.com/B08QNC952X 

About Us: https://www.azonlinks.com/B09FLRV52W 



 

Grazie mille in anticipo per aver condiviso il tuo lavoro.

 

Joan: Grazie a te per questa bellissima intervista.

 

Grazie per esserti trasferito in questo spazio. Lasciaci i tuoi commenti, con amore 



 



No hay comentarios.:

Publicar un comentario